Leggere fa bene alla salute. Lo dice la scienza.

Leggere fa bene alla salute. Lo dice la scienza.

Leggere è un’attività che fa bene al nostro cervello perché stimola l’immaginazione, l’intelligenza emotiva, l’empatia, amplia il vocabolario, accresce le nostre capacità di critica e di astrazione e migliora i livelli di attenzione e concentrazione. 

Oltre a far bene alla mente, alcuni studi scientifici hanno dimostrato che la lettura aiuta a combattere la stanchezza fisica e favorisce l’abbassamento dei livelli di stress, proprio perché porre l’attenzione e concentrarsi su un’attività ricreativa ci distrae dalla frenesia e dai problemi del quotidiano.

Da uno studio dell’Università del Sussex del 2009 è emerso che la lettura è l’attività che più di tutte agisce in modo efficace sullo stress. Gli studiosi hanno dimostrato che leggere per sei minuti rallenta il battito cardiaco, allenta le tensioni muscolari e riduce i livelli di stress del 68%, più di quanto avviene svolgendo altre attività quali camminare o ascoltare musica. 

In uno studio del 2013, un gruppo di scienziati della Emory University ha condotto una ricerca per misurare gli effetti della lettura di un romanzo sul cervello, invitando i partecipanti a sottoporsi ad una risonanza magnetica per 19 giorni dopo aver svolto la lettura serale; hanno rilevato l’attivazione del lobo temporale sinistro, una zona cerebrale associata al linguaggio e del solco centrale che separa la corteccia motoria da quella sensitiva. 

Una ricerca condotta dalla School of Public Health di Yale, ha dimostrato che i lettori sono più longevi e che leggere meno di tre ore e mezza a settimana riduce del 17% il rischio di morte e, addirittura del 23% leggendo di più.

Leggere ai bambini favorisce un corretto sviluppo cognitivo ed emotivo e contribuisce a consolidare il legame con l’adulto favorendo l’interazione, oltre al fatto che sentire la voce del genitore rassicura il piccolo, lo rilassa e ne facilita l’addormentamento.

Immagine decorativa dell'articolo di Eleonora Zucchetti "Leggere fa bene alla salute, lo dice la scienza": due bambini seduti su un prato intenti a leggere un libro insieme

Quante volte, nel corso della mia pratica professionale, mi sono trovata davanti a queste paure da parte di genitori ed insegnanti.

La dislessia è un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA), che rientra nella macrocategoria dei disturbi del neurosviluppo; ciò comporta che la persona dislessica, che non ha deficit cognitivi o ritardo mentale, avrà difficoltà nella lettura in quanto le reti neuronali coinvolte in tale processo funzionano in modo diverso, rendendo complicato distinguere alcune lettere, comprendere i testi e mantenere adeguati i livelli di attenzione e concentrazione.

La risposta alla domanda quindi è sì, anzi è necessario stimolare e potenziare tale attività in un’ottica di inclusività; considerando il modo specifico di funzionare del bambino e prevedendo, quindi, strumenti di facilitazione, si può rendere la lettura accessibile anche ai soggetti con difficoltà, soprattutto grazie anche alle tecnologie di cui disponiamo oggi.

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